(Perché tradurre Scarlett in Rossella?
Eh perché Rosso Scarlatto = Rossella, ho capito ma NO THANK YOU.)
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Titolo: Caraval
Genere: fantasy YA
Editore: Rizzoli
Anno: 2017
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★★★★☆
(4 /5)
★★★★☆
(4 /5)
Forse obiettivamente è più un 3 stelle ma ne dò 4 basandomi sul puro gradimento personale (mi ha intrattenuta ed è stata una lettura molto scorrevole).
Il
gioco del Caraval è concepito bene, ottima l’idea di una sfida in cui tutto potrebbe
essere finto come reale e non è nemmeno chiaro chi siano i veri giocatori; il dubbio che aleggia sulla narrazione crea una
girandola di plot twists che non danno un attimo di respiro, in cui ogni cosa
viene raccontata e poi ribaltata (a volte anche in modo fin troppo repentino, ma nel
complesso la logica un po’ 'elastica' si adatta bene alla natura ambigua del
gioco).
Credo che l’unico problema sia che Scarlett avrebbe dovuto arrivare alle soluzioni degli enigmi piano piano INSIEME al lettore - cosa che invece non succede sempre perché l’autrice preferisce l’effetto sorpresa e gli espedienti tirati fuori dal cappello.
Credo che l’unico problema sia che Scarlett avrebbe dovuto arrivare alle soluzioni degli enigmi piano piano INSIEME al lettore - cosa che invece non succede sempre perché l’autrice preferisce l’effetto sorpresa e gli espedienti tirati fuori dal cappello.
Ciò che intendo è che la sequela di colpi di scena a volte è un pochino tirata per i capelli. Se siete
lettori che cercano un filo logico preciso e consequenziale probabilmente rimarrete
delusi; ma se, come me, cercate soltanto una lettura di intrattenimento, allora
questo è il libro che fa per voi.
Bisogna dire però che c’è anche qualche altra pecca:
1) il world building è vaghissimo (per non dire inesistente?). Le due sorelle sono imprigionate su un’isola ma non si capisce dove sia o perché si trovino lì; non si capisce neanche in che epoca siamo.
1) il world building è vaghissimo (per non dire inesistente?). Le due sorelle sono imprigionate su un’isola ma non si capisce dove sia o perché si trovino lì; non si capisce neanche in che epoca siamo.
2) I personaggi sono piuttosto basic, o comunque talmente misteriosi e contraddittori
che non riescono ad assumere una consistenza (mi riferisco soprattutto a Julian,
visto che dall’inizio alla fine non si capisce chi sia/che ci faccia lì/che
diavolo voglia. Per il 50% del tempo stavo lì tipo:
E
per l’altro 50% ero tipo:
Il
padre di Scarlett e Tella, poi? Un villain del tutto monodimensionale, crudelissimo
senza motivo).
Le
sorelle sono le uniche che salvo un pochino. Scarlett ha una caratterizzazione
estremamente semplice e vagamente marysuesca, però tra le righe ho colto una
prudenza e una razionalità di cui di solito le eroine YA non fanno mostra. La
Mary Sue standard si butta senza paura in ogni situazione fino al punto di
sembrare (?) stupida; Scarlett invece a volte sbaglia perché ha troppa paura per correre dei rischi, e deve quasi essere trascinata con la
forza in ogni situazione potenzialmente pericolosa lol. Ho apprezzato anche il mezzo percorso di crescita in cui impara ad affrontare le sue paure. Anche Tella nel corso del romanzo ha un bel riscatto rispetto alla caratterizzazione stereotipica iniziale, ma finora l’abbiamo vista troppo poco per giudicare.
Insomma,
la storia ha un bel potenziale, spero solo che venga sviluppato maggiormente negli
altri due libri. Vedremo!